16 aprile 2008

Valerio Massimo Manfredi - L'armata perduta

A Manfredi piace decisamente l'Anabasi, ovvero il resoconto di Senofonte della spedizione dei diecimila spartani al seguito di Ciro nella lotta intestina contro il fratello Artaserse. Negli anni '80 ha tradotto l'originale, in seguito ha intrapreso una spedizione che ripercorreva il tragitto dei soldati ed, infine, ha anche scritto un romanzo al riguardo.

Non so se sia un caso, il fatto è che la maggior parte dei libri che ho letto di recente ha lo stesso problema: il finale. Capisco che sia una parte delicata, ma così....

Procediamo per ordine. La storia è narrata da una ragazza che, nella scena iniziale, torna nel suo villaggio, viene lapidata da tutti e poi salvata da un gruppo di ragazzine, alle quali racconterà la sua avventura. Già da qui avevo qualche perplessità... perchè era ritornata? Speravo in una risposta sensata, invece, per me, la risposta rientra nell'assurdità del finale. La storia che la ragazza racconta è quella dei diecimila e delle loro mille battaglie e peripezie nelle montagne della Turchia e dell'Armenia, viste col leggero distacco di chi non partecipa in prima persona ma, impotente, ne subisce tutte le conseguenze. Ammesso che i comportamenti della ragazza siano stati possibili in quell'epoca (ne dubito...), il libro è molto ben scritto e scorrevole, anche se, come nelle altre opere di Manfredi, manca qualcosa, non saprei come spiegarlo, probabilmente la sua scrittura risente troppo dello stile freddo dei resoconti da archeologo.

In definitiva, il voto, come sempre per Manfredi, è alto... ma con un meno. Non posso lasciar correre quel finale (come il salvataggio nella tormenta, così strettamente collegati...).

1 commento:

nuovamusica ha detto...

Dovrò leggerlo. Lo cercherò. Mi piace come scrive Manfredi.