8 ottobre 2008

Joshua Petker

Dopo una giornata snervante con un professore che risucchia la forza vitale degli studenti, non ho voglia di fare niente. Nemmeno di parlare di Johua Petker, che con i suoi colori mi ha tratto in salvo da una serata grigia grigia grigia. Quindi incollo la presentazione che c'è sul suo sito:

"I used to say I was born in the wrong century. The way overly dramatic kids claim to be old souls living in the present day, I was convinced I was secretly an impressionist painter, meant more for turn of the century's demi-monde opulence rather than today's world of animators, illustrators, and monster movie artists. I didn't go to art school. I don't know all the proper techniques. I learned colour theory by doing graffiti, but the story of the graffiti-artist-turned-fine-art-painter has been played out since the mid-'80s. My own life seemed to be working against me. I was convinced I should have been born in 1850.

Then I realized that I was approaching everything wrong. I live in Hollywood, this century's den of inequity and excess. I have eccentric colourful friends that rival the models of Degas and Renoir, I spend nights at Los Angeles bars that could rival those painted by Monet, and as this is 2007 I have access to neon pink and hot orange that I imagine even Van Gogh wouldn't know how to utilize. I am a contemporary painter interested in historic themes. There isn't anything wrong with that. I don't have any art school loans to pay back. I primarily paint women because I'm tremendously influenced by Klimt - and really focused on beauty."

- Juxtapoz Magazine, October 2007



2 ottobre 2008

Il gusto perverso di un pesiero diverso

Ovviamente il titolo è una citazione, precisamente da "La mosca bianca" cantata da Milva e scritto da Faletti. Mi sembra una frase perfetta per introdurre due dischi (scaricabili gratuitamente!).

Ecco il link al primo: clicca qui.
Dentro questi specchi è un faustributo: un tributo a Faust'O per il trentennale del suo primo CD.
Le musiche sono state riarrangiate e riammodernate, riportando i testi attualissimi (tipo Benvenuto tra i rifiuti) a una vividità forse maggiore. Purtroppo da qualche giorno il suo sito non è raggiungibile, per qualche fugace informazione resta Wikipedia...

Canzoni consigliate (a mio modesto parere):
suicidio, buon anno, j'accuse...amore mio, godi (da qui il titolo del post...), Vincent Price e ultimi fuochi.

L'altro disco è la raccolta di rockit.it del 2008 (anche se non tutte le tracce sono di quest'anno). Si scarica gratuitamente dal sito rockit.it e contiene molte tracce interessanti, su tutte: per combattere l'acne, i soldi sono finiti, figlio di puttana e vecchi difetti. Importante: su rockit ci sono solo aritisti italiani!

26 settembre 2008

Kafka - Il Castello

A Kafka dedico un post incompiuto. La parte mancante è quella in cui introduco il romanzo. A dire la verità si potrebbe notare la mancanza della trama... non che voglia ometterla, piuttosto non l'ho trovata. Inizialmente ho pensato che, essendo incompiuto, l'intreccio si sarebbe sviluppato in seguito; poi ho realizzato che nelle 300 pagine che ho letto non succede praticamente niente, quante ne sarebbero dovute servire un una storia seria?

300 pagine per pochi giorni, ho perso il conto m acredo che il tutto si svolga in soli tre giorni. Ok, c'è qualche flashback... ma il tempo è troppo dilatato. Decisamente troppo.

La scrittura di Kafka mi resta anche un po' difficoltosa, nel senso che dopo una ventina di minuti al massimo, dovevo restituire il libro alla polvere del comodino. Si può facilmente immaginare quanto mi ci sia voluto per arrivare alla fine. In più ho fatto l'errore di leggerlo d'estate! Leggere in estate un libro in cui i protagonisti non hanno mai visto il sole uscire dalle nuvole cariche di neve...

In conclusione, il solito Kafka. Idee interessanti senza la forza di portarle in fondo. In piccolo, mi sento come lui. Il Castello è troppo faticoso, troppo lungo (malgrado sia incompiuto), troppo assurdo, eccessivamente non-sense e incoerente; mi ha lasciato poco. Consigliato solo ai burocrati convinti.

P.S. Quanto odio gli aiutanti!!!

13 luglio 2008

Orson Scott Card - Il gioco di Ender

Il gioco di Ender è uno dei classici della fantascienza. Come spesso succede a questo genere, la fantascienza è solo un mezzo per il vero tema del romanzo. Qui tutto ruota intorno alla psicologia dei personaggi.

Prima di affrontare la trama, voglio parlare della fortuna di questo romanzo. Il gioco di Ender ha vinto i due principali premi della letteratura fantascientifica (Premio Hugo e Premio Nebula nel 1985), ha causato la pubblicazione di contro-libri che criticano alcune teorie del romanzo e, soprattutto, "Diverse scuole in tutto il mondo hanno adottato Il gioco di Ender come libro di narrativa obbligatorio, alcune per gli aspetti psicologici, altre per lo sfondo fantascientifico. Oltre a istituti secondari e universitari negli Stati Uniti, in Canada e in Australia, il libro è stato adottato anche dall'Università dei Marines a Quantico (Virginia), come libro di testo sulla psicologia della leadership" (ho copiato da Wikipedia...).

Detto questo ecco la trama: l'umanità è in guerra con gli scorpioni e i governi cercano tra i bambini più dotati i futuri condottieri. Inutile dire che Ender non è un bambino normale...

Di solito non mi piacciono i libri che hanno per protagonista un bambino, soprattutto se geniale ed emarginato. Eppure questo libro l'ho letteralmente divorato. La caratterizzazione psicologica dei personaggi è precisa e verosimile che sembra, tanto che sembra davvero di essere tra quei ragazzi, si arriva quasi ad aspettarsi delle azioni e delle reazioni che poi puntualmente si avverano, non perchè sia scontato, perchè tutto scorre in modo naturale.
Il romanzo si porta dietro una tesi principale: chi commette un crimine inconsapevolmente, è innocente. Da questo sono partite le critiche e i contro-libri di cui parlavo prima...

In definitiva: un libro bellissimo, che si sciupa forse solo nelle ultimissime pagine, probabilmente per gettare le basi del secondo capitolo della saga. Secondo capitolo che, come ogni volta che mi trovo davanti unesordio esaltante, non ho avuto il coraggio di leggere...

26 giugno 2008

Wu Ming 2 - Pontiac, storia di una rivolta

Dopo giorni di buio, finalmente la luce della spia ADSL è tornata a splendere al centro del mio router. I primi flussi di bit li ho dedicati ad un audiolibro. O meglio: Un libro parlato, disegnato e rock, come dicono gli stessi Wu -ming sul sito di presentazione di Pontiac.

Parlare dei Wu Ming 2 sarebbe troppo lungo, ecco il loro sito con una completa biografia: WuMingFoundation. Hanno fatto un sacco di cose, pensare che quando lessi Q credevo che fosse un progetto che riguardava solo quel libro...

L'audiolibro è un prequel a Manituana, l'ultima fatica dei Wu Ming 2. Narra la storia della rivolta degli indiani, guidati da Pontiac, contro gli inglesi. Si parte dalla mitologia e simbologia indiana, si passa da curiosità (come la storia dall'uomo che fondò Detroit), da inganni (Lacrosse), da battaglie e dallo splendido discorso di Pontiac alle nazioni Irochesi (Parola di Dio).
Tutto è accompagnato da buona musica e, nel caso del libro vero e proprio, belle illustrazioni.

Non avevevo mai considerato gli audiolibri. Questo mi ha conquistato.

16 giugno 2008

Tèfkros Mihailìdis - Delitti Pitagorici

Delitti pitagorici si presenta come un giallo best seller. Ora, ho dubbi, per i motivi che spiegherò più avanti, che si davvero un best seller, di certo non è un giallo.

No, non si può chiamare giallo un libro dove delitto, indagini e scioglimento, sono relegati a pochissime pagine, oltretutto con una trama scontata nell'esito e nelle motivazioni.

Ho dubbi che sia un best seller perché è un libro difficile. Mihailìdis riesce nell'impresa di divulgare molta matematica in un modo semplice, chiaro e affascinante. Comunque di matematica si tratta. Credo che la stragrande maggioranza delle persone la trovino noiosa e difficile. Capire il senso dei ragionamenti dei protagonisti è importante, credo che non tutti li riescano a seguire, soprattutto per quanto riguarda il [non posso dire questa parola, censura da spoiler].

Concluso il mio giudizio oggettivo, passo a quello soggettivo.
Il libro l'ho letto veramente volentieri, scritto bene e interessante. Sono rimasto piacevolmente sorpreso nell'incontrare molti matematici, pittori e poeti, (che ho studiato e sto studiando nei libri) come parte integrante della vicenda. Per citarne alcuni: Hilbert, Dirichelet, Gauss, Hermite, Russel, Kronecker, Peano(matematici), Apollinaire, Max Jacob (poeti) e Tolouse-Lautrec, Picasso (c'è bisogno che dica pittori?). Inoltre la vicenda è impreziosita da curiosità sulla storia di inizio secolo in Grecia, su Picasso e il suo gruppo e da un riferimento ad uno dei miei libri preferiti: Flatlandia (a cui prossimamente dedicherò una serie di post...).

6 giugno 2008

Dan Simmons - Hyperion [parte seconda]

Questo post non parla del secondo capitolo della saga di Hyperion. Parla, ancora una volta, del primo libro, quello che ho già recensito e che amo chiamare l'introuzione.

Finora, ho sempre cercato di evitare di scrivere articoli su autori di cui avevo già parlato; ora mi ritrovo a parlare, non solo dello stesso autore, ma dello stesso libro.

Non voglio ritrattare le mie opinioni su Hyperion, sono sempre le stesse. Ma c'è qualcosa in più. Ora che è passato un po' di tempo, sento la nostalgia.

Mi manca quell'universo così vario, vasto e particolareggiato. Ogni capitolo del libro contiene più idee di uno dei mille libri mediocri che vendono tanto in libreria. Era dal tempo di Dune che non venivo trasportato in un altro universo, ma questa volta non è qualcosa di assimilabile al nostro, gli ambienti, la società, il modo di pensare, la tecnologia, la religione, i problemi... sono così diversi e originali che si possono apprezzare solo da lontano. Come quei disegni in centro/sud america che si possono vedere solo dall'alto.

Mi sono allontanato e probabilmente mi riavvicinerò.

4 giugno 2008

Semaphore

Ho scoperto i Semaphore da pochi minuti. Vagavo sul MySpace di Bonnie Prince Billy, alla ricerca di curiosità dopo aver apprezzato la sua magnifica prestazione (in italiano) nell'EP dei Numero6. Scorrendo i commenti ho visto che c'era un video e, per curiosità sono entrato nello spazio dell'artista che aveva postato il filmato. Inutile dire che si trattava dei Semaphore.

Il gruppo ha base a Londra, ma i fondatori si sono conosciuti a Roma, dove hanno iniziato. Dopo un aumento dei membri e i primi successi sono iniziati i contrasti e due membri sono usciti, causando l'annullamento di diversi concerti. Riporto le loro parole per descrivere gli effetti dei questa scissione, parole che descrivono molto bene come suonano:
Newly stripped bare, the band had found their wings. Pitched somewhere between the rich storytelling of Johnny Cash and the hypnotic siren-call of Spiritualized, the band’s sound is expertly held together by Brennan’s distinctive deep, dark and gravel baritone, that suggests a maturity far beyond his 22 years.
Non sono un esperto di sonorità e di voci. Però sono stato colpito dalla voce di Louis, (Brennan) mi ricorda moltissimo quella di Nick Cave. E Nick lo ritrovo anche nelle sonorità, soprattutto nella splendida Miss Cool Talker.

Come tag ho messo anche musica italiana. Vivono a Londra e cantano in inglese, ma sono nati a Roma e due componenti hanno nomi italiani...

1 giugno 2008

Colin Harbut






Ho trovato pochissime informazioni su questo giovane artista. Però i suoi lavori mi piacciono molto, il suo sito è questo.

Il primo, l'occhio, si intitola 21st century panopticism. Mi immagino che l'occhio stia osservando la società di oggi... per quanto non credo sia molto Foucaultiana...

Del secondo non ho nessuna interpretazione, mi piace e basta.
Il titolo: Suzhou in Third Space.

29 maggio 2008

Elmore Leonard - Tishomingo Blues

Da Leonard sono state tratte molte sceneggiature. Forse perchè scrive quasi esclusivamente con dialoghi e il modo di parlare è quello classico dei film americani degli ultimi anni. Questo è il suo romanzo più famoso.

Hotel Tishomingo si trova in Mississipi. Dennis quell'estate si esibisce lì, tuffandosi dal trampolino a venticinque metri di altezza. Capita però che, durante uno spettacolo, dalla sua posizione privilegiata, si ritrovi testimone di un omicidio. Da qui, iniziano le sue vicissitudini, legate ad un particolare uomo di colore venuto da Detroit (a causa sua nel titolo c'è il blues...) e ad una della classiche ricostruzioni di una battaglia della guerra di Secessione.

Un libro che non conquista ma si lascia leggere molto volentieri. Ricrea un'atmosfera piacevole, tra un'America lontana dalle grandi città (ma comunque coinvolta nei loro giochi) e personaggi particolari. Forse la caratteristica migliore, ovvero l'unicità dei personaggi, tende a sminuire il realismo del romanzo: strano come non ci sia nemmeno un personaggio anonimo e mediocre...

26 maggio 2008

Samuel R. Delany - Babel 17

Babel 17 è un libro particolare. Stupisce e disorienta per l'originalità delle idee e la stranezza dei personaggi. Molti non sono riuscito nemmeno a immaginarli... Per quanto l'intreccio e lo stile meritino considerazione, voglio parlare di ciò che mi è rimasto del libro: l'importanza del linguaggio (non a caso si intitola Babel...).

L'idea di fondo è quella di sottolineare quanto il linguaggio influisca sul modo e, soprattutto, sulla velocità di pensare. Non è una cosa che viene spontaneo notare... ad esempio: supponiamo che per descrivere una situazione/oggetto/sentimento sia sufficiente una parola (nella nostra lingua); supponiamo ora che esista una lingua in cui non ci sia quella parola. Ecco, le persone che parlano la prima lingua, trovandosi di fronte a questa situazione/oggetto/sentimento, si ritroverebbero subito in mente la parola che la esprime. Invece una persona che parla la seconda lingua, si troverebbe nella posizione di dover cercare una perifrasi per descrivere situazione/oggetto/sentimento, rallentando così ogni reazione.

Tutto questo perchè pensiamo con le parole che conosciamo. La nostra mente sarà grande e complessa solo alla presenza di tante parole diverse.

18 maggio 2008

Giovanni Allevi - Back to life

Back to life. Back to life, dopo un concerto così... non è facile.

Quando le luci si abbassano Giovanni entra correndo (in un modo tutto suo...), si ferma davanti al piano e con poche, semplici parole, presenta il concerto: la musica ripercorre la sua vita, dalla primissima Japan, alla celeberrima Come sei veramente, eseguita come terzo e ultimo bis.

Colpisce l'atmosfera di semplicità e intimità, non sembra di stare in un teatro, sembra di stare nel salotto di casa, con un amico conosciuto da sempre, che si mette a suonare il piano. Sarà la sua espressione o il suo abbigliamento casual, o le brevi frasi con cui presenta le sue composizioni. Tra richiami alla vita vissuta, alla filosofia e tanta simpatia. Una simpatia naturale, non costruita su un copione. Memorabile la scena dei ringraziamenti.

Per ultima ho lasciato la musica. La vera protagonista della serata.
Go with the flow. Il metodo migliore. Lasciarsi trasportare dal flusso delle note, dalla melodia. Non posso descrivere il trasporto, l'entusiasmo e l'impegno con cui Giovanni ha suonato le sue composizioni. Senza l'ombra di uno spartito. Ormai tutti conoscono Come sei veramente e Panic grazie alla pubblicità. Sono solo la punta di un iceberg... un lista delle migliori per me: Back to life, Panic, Come sei veramente, Downtown, Portami via, Ciprea, Notte ad Harlem, Monolocale 7.30 a. m....

Si è congedato con le note di Come sei veramente e un arrivederci... arrivederci!

14 maggio 2008

Miguel Sousa Tavares - Equatore

Voglio continuare il filone dei libro svolti sulle isole. Questo è ambientato nelle isole di Sao Tomè e Principe, due insignificanti colonie portoghesi agli inizi del '900.

Luis Bernardo Valença, scapolo ricco e affascinante, viene spedito, dal Re, nelle insignificanti colonie di Sao Tomè e Principe, con la missione dimostrare al console inglese quanto siano avanzate e non schiaviste le colonie portoghesi.

Inutile dire che queste colonie, come quelle inglesi, erano sia schiaviste che arretrate. Quindi il povero Luis si ritrova completamente solo e isolato nell'oceano, in un ambiente ostile, con grandi responsailità. Oltre alle difficoltà con i coloni e i coltivatori, si aggiungono i problemi sentimentali: il nostro Luis si innamora della giovane moglie del console inglese. Pessima scelta. Non tanto perchè sposata, quanto per il soggetto.

Il libro è molto ben scritto e ambientato. Sembra davvero di immergersi in quell'epoca tanto affascinante (per me..). Anche il finale, per quanto non approvi la scelta di Luis, è compiuto e sensato. In definitiva, non è un capolavoro, ma è sicuramente molto piacevole.

10 maggio 2008

Graham Greene - Il nostro agente all'Avana

L'immagine è la copertina del film. Complice della pigrizia, un impossibilità di trovare in rete un'immagine decente di quella del libro.

Il nostro agente all'Avana si svolge, inaspettatamente, all'Avana, in una Cuba pre-rivoluzione. L'agente, in verità, è un semplice venditore di aspirapolvere che, per arrotondare, si lascia arruolare nei servizi segreti inglesi. Il divertimento si impenna quando inizia ad inventare clamorose indiscrezioni e passa alla base alcuni disegni tecnici di una misteriosa macchina da guerra...

Tra scene di vita familiare, ammirazione dei sottoposti, clamorose coincidenze e spie (vere e false), si dimentica il tempo. L'ho letto tutto in una notte; la mattina dopo, per quanto vistosamente assonnato, ho visto nello specchio un sorriso di soddisfazione e di amarezza, il solito che accompagna la fine dei libri a cui mi sono affezionato.

6 maggio 2008

Kazimir Severinovič Malevič - Red Cavalry Riding

Malevič, come tutti gli intellettuali russi vissuti a cavallo tra il 19mo e il 20mo secolo, ha avuto popolarità e successo, fino a che non è diventato scomodo. Dopo la rivoluzione ottenne molti riconoscimenti e cattedre, oltre ad una certa libertà. Il fattore che rovinò Malevič furono le amicizie; in seguito ad alcune mostre dei suoi quadri in Polonia e in Germania, ebbe modo di conoscere molti artisti tedeschi (o che al momento vivevano lì). Per il regime russo ciò era sufficiente. Venne arrestato e i suoi appunti distrutti. Morì dopo pochi anni dall'incarcerazione.

Malevič è stato uno dei pochi futuristi non italiani, ma andò anche oltre. Fu astrattista e fondatore e uno dei maggior esponenti del suprematismo. Ecco cos'è con le sue parole:
Per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nell'arte. Dal punto di vista dei suprematisti le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è essenziale. L'oggetto in sé non significa nulla. L'arte perviene col suprematismo all'espressione pura senza rappresentazione.
Forse è andato un po' oltre... un quadro bianco con un cerchio o un quadrato nero mi sembra troppo (poco...).

Red Cavalry Riding è un'opera della maturità, quando gli estremismi suprematisti si stavano affievolendo e le relazioni con i tedeschi rafforzando.


30 aprile 2008

Michail Afanas'evič Bulgakov - Cuore di cane

Dopo Cuore di tenebra, ecco Cuore di cane. Forse il titolo è meno evocativo, di sicuro lo è meno il romanzo. Il capolavoro di Bulgakov è indubbiamente Il Maestro e Margherita, uno dei libri che avrei voglia di rileggere... In quel libro ci sono dei personaggi unici e irripetibili e una ricostruzione della scena in cui Gesù è di fronte a Pilato impressionante, mai una descrizione mi è sembrata così vivida e reale. Sto divagando...

Cuore di cane ha una storia difficile: scritto nel 1928, venne sequestrato dal KGB, che lo ha tenuto per anni negli archivi, insieme a diverse opere teatrali dello stesso Bulgakov, e pubblicato, postumo, nel 1968 (in Russia addirittura nel 1987, Oh, those Russians... ).

Narra la storia di un cane randagio, chiamato Pallino (destino di molti animali senza padrone...). Pallino lo trova un padrone, ricco e famoso, ma non capisce che l'interesse del Professore va oltre la compassione e l'affetto: con un'operazione sperimentale trasforma Pallino in un uomo. E che uomo!

L'uomo, auto-ribattezzatosi P. P. Pallinov è un personaggio del livello de Il Maestro e Margherita. Il breve romanzo gira tutto intorno al comportamento di Pallinov e ai suoi dialoghi col Professore e con il suo assistente. Irriverente, divertente, a tratti macabro e politico (si possono intuire le ragioni del KGB). 130 pagine per passare una serata diversa.

P.S. mi piace troppo la copertina! Sono affascinato dai manifesti delle dittature....

24 aprile 2008

Joseph Conrad - Cuore di Tenebra

Joseph Conrad in verità aveva un nome leggermente diverso:
Józef Teodor Nałęcz Konrad Korzeniowski. Nacque in Polonia e fu, in seguito naturalizzato inglese. Ebbe una vita molto avventurosa, tra contrabbando, cospirazioni, vita da bohémien. La svolta della sua vita fu l'ingresso nella marina militare britannica. Riuscì, al termine della carriera in mare molto avventurosa (naufragi, incendi, pirati...), a diventare famoso per il modo di scrivere e per il suo linguaggio; notevole, considerando che l'inglese era la sua terza lingua (dopo polacco e francese).

Cuore di Tenebra ha ispirato molti registi e autori di canzoni, tra tutti ricordo due film ispirati a questo romanzo: Apocalipse Now e il fantastico Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? di Ettore Scola con i mitici Alberto Sordi e Nino Manfredi (una citazione: « Ha la mamma lei?» «Sì». «Brutto fijo de ’na mignotta! »).

Il romanzo parla del viaggio di Marlow, lungo il fiume Congo, per raggiungere il suo nuovo posto di lavoro, in mezzo alla giungla. Lo stesso Conrad compì un viaggio simile e, molti dei personaggi e dei luoghi, sono quelli in cui si imbatte lui.

Tralasciando i temi del romanzo e le critiche (a favore o contro la sua visione del colonialismo e della sua descrizione dell'Africa), ciò che colpisce sono le immagini che la penna di Conrad trasmette. Un esempio per rendere l'idea:

Erano bastati pochi mesi di addestramento a quel tipo davvero notevole. Sbirciava il manometro del vapore e l'indicatore del livello dell'acqua... ... quel che sapeva era questo: che se veniva a mancare l'acqua in quella cosa trasparente, lo spirito maligno chiuso nella caldaia si sarebbe infuriato per la gran sete e si sarebbe vendicato in maniera terribile.

18 aprile 2008

Leo Perutz - Turlupin

Un'immagine microscopica per un libro bellissimo. Ho deciso di recensirlo per controbilanciare la tendenza degli ultimi mesi: questo libro ha un finale perfetto! La storia parte piano e cresce sempre di più in intensità e ironia, fino ad arrivare al climax proprio nell'ultima scena.

Turlupin è un povero (e molto ingenuo) parruccaio che, essendo orfano, sogna di essere figlio di una nobildonna. Coglie l'occasione che i tumulti del 1642 gli offrono e... non posso dire altro.

Leo Perutz nacque a Praga da una famiglia di fede ebraica ed è stato uno dei maggiori esponenti di un genere nato tra le due guerre e ora abbastanza diffuso: lo storico-fantastico.

In conclusione: 150 pagine che vale sicuramente la pena leggere, se non altro per gustarsi il finale!

16 aprile 2008

Valerio Massimo Manfredi - L'armata perduta

A Manfredi piace decisamente l'Anabasi, ovvero il resoconto di Senofonte della spedizione dei diecimila spartani al seguito di Ciro nella lotta intestina contro il fratello Artaserse. Negli anni '80 ha tradotto l'originale, in seguito ha intrapreso una spedizione che ripercorreva il tragitto dei soldati ed, infine, ha anche scritto un romanzo al riguardo.

Non so se sia un caso, il fatto è che la maggior parte dei libri che ho letto di recente ha lo stesso problema: il finale. Capisco che sia una parte delicata, ma così....

Procediamo per ordine. La storia è narrata da una ragazza che, nella scena iniziale, torna nel suo villaggio, viene lapidata da tutti e poi salvata da un gruppo di ragazzine, alle quali racconterà la sua avventura. Già da qui avevo qualche perplessità... perchè era ritornata? Speravo in una risposta sensata, invece, per me, la risposta rientra nell'assurdità del finale. La storia che la ragazza racconta è quella dei diecimila e delle loro mille battaglie e peripezie nelle montagne della Turchia e dell'Armenia, viste col leggero distacco di chi non partecipa in prima persona ma, impotente, ne subisce tutte le conseguenze. Ammesso che i comportamenti della ragazza siano stati possibili in quell'epoca (ne dubito...), il libro è molto ben scritto e scorrevole, anche se, come nelle altre opere di Manfredi, manca qualcosa, non saprei come spiegarlo, probabilmente la sua scrittura risente troppo dello stile freddo dei resoconti da archeologo.

In definitiva, il voto, come sempre per Manfredi, è alto... ma con un meno. Non posso lasciar correre quel finale (come il salvataggio nella tormenta, così strettamente collegati...).

12 aprile 2008

A. J. Cronin - E le stelle stanno a guardare

Di nuovo una copertina in inglese... non c'è bisogno di spiegare perchè, dico solo che l'ho letto in italiano.

Il romanzo è ambientato nei primi anni del '900 e la vicenda si dipana fino agli anni '30. Cronin, grazie alla sue esperienza di dottore nei paesi minerari del Galles, descrive perfettamente la vita dei minatori e delle loro famiglie. Mentre leggevo alcune parti del libro mi veniva in mente Una Miniera dei New Trolls... si, lo so che è stata scritta molto dopo, ma io l'avevo sentita prima di leggere il libro... Comunque è un romanzo, quindi l'intreccio non si limita alla descrizione delle vite dei minatori in quanto minatori; i protagonisti sono tre, due figli di minatori che cercano uno di diventare insegnante e l'altro il modo di arricchirsi facilmente, il terzo è il figlio del padrone della miniera. Tre vite che partono in modo differente e si sviluppano in modo parallelo e intrecciato fino alla fine.

La scrittura è molto scorrevole e viene data grande importanza alla personalità dei personaggi. Sono caratterizzati così bene che, da un certo punto in poi, sembra quasi di partecipare alla storia da quanto è naturale entrare dentro ai ruoli. Un personaggio su tutti: Jenny, così terribilmente leggera fino alla fine, quanto mi sembra vera...

Negli anni trenta non era immediato produrre un film, se si sceglieva la storia narrata in un romanzo, di solito, si sceglieva i classici, non si poteva rischiare e si andava sul sicuro. Bene, The Stars Look Down è uscito nel '35 e già nel '39 era stata prodotta la versione cinematografica.

10 aprile 2008

Barry McGuire - Eve Of Destruction

Forse dipende da uno stato di intima delusione, forse dipende dalle decisioni di persone intorno a me, di sicuro un po' dipende dalla situazione mondiale e dall'avvicinarsi delle elezioni... non voglio identificare le elezioni con la vigilia della distruzione, però non posso escludere che lo siano ;-)

P.F.Sloan ha scritto questo testo nel '65, poi perfettamente interpretato da Barry McGuire, descrivendo la situazione politico-sociale dell'epoca. Non possiamo dire che sia stato profetico, dopotutto sono passati diversi anni e la distruzione non c'è stata; il problema è un altro: ciò che descrive è ancora oggi molto molto molto attuale, e se fosse il nostro tempo la vigilia della distruzione?

Per chi volesse approfondire i riferimenti a fatti storici del testo della canzone, consiglio questo sito: Musica&Memoria

9 aprile 2008

Daniel Evan Weiss - Gli scarafaggi non hanno re

Già dal titolo si capisce che questo è un libro particolare. L'autore scrive, nel suo sito, di essere più interessato al processo dello scrivere che all'argomento trattato. Devo dire che leggendo Gli scarafaggi non hanno re, questa propensione si noti abbastanza, sia nel lessico che nella costruzione dei periodi.

La trama è semplice, narra la storia di una colonia di scarafaggi che vive nell'appartamento di un ebreo di nome Ira. Il protagonista è Numeri, lo scarafaggio cresciuto mangiando pagine del Libro dei Numeri (della Bibbia). Ogni scarafaggio prende il nome e i modi dal libro di cui si è nutrito; da qui la battuta più divertente del romanzo:

"Il primitivo che rifugge la luce...", considerò Phil. "Lo struzzo? L'avicola? Il verme?"

"Lo stupratore," suggeri Miller (ovviamente perchè cresciuto in un libro di Miller, ndr)

In generale la gente non la capisce...

Perchè mi ha deluso? Di certo non sono state le aspettative che avevo quando l'ho comprato, nonostante se ne parlasse in modi entusiastici. Credo che l'aspettativa che ha ucciso questo romanzo, si quella creata dalle prime pagine... parte tanto bene quanto prosegua male...
La lettura diventa sempre più pesante, i fatti sempre più eccessivi e spesso disgustosi. Certo non voleva essere verosimile, forse però è proprio nelle parti più verosimili che il romanzo scade di più...

In conclusione, da leggere solo le prime pagine e costruirsi da soli un ipotetica storia della colonia.

6 aprile 2008

Xul Solar

Oggi parlo di Xul Solar. Non credo che questo nome sia molto conosciuto. Il nome vero era Oscar Agustín Alejandro Schulz Solari, era un pittore (ma anche intellettuale e inventore) argentino, figlio di un lettone nato a Riga (allora sotto la Russia) e di un'italiana nata vicino a Rapallo. Ha viaggiato molto in Europa e soprattutto in Italia, molto amico di Borges, è apparso anche come personaggio nella sua opera Tlön, Uqbar, Orbis Tertius.

Segnalo la pagina di Wikipedia e quella di Giornale Nuovo (in inglese), dove si possono trovare informazioni e opere.

4 aprile 2008

Marc Chagall - Loneliness

Chagall ha avuto una vita piuttosto difficile. Ebreo russo, figlio di un mercante di aringhe con nove figli (quindi povero), trascorse la giovinezza in modo sorprendentemente felice. Questo periodo è quello che più influenzerà le sue future opere, con il loro trionfo di colori. I momenti felici sono più vivi dei problemi degli ebrei nella Russia di inizio secolo, dei problemi con il regime sovietico (nonostante la sua partecipazione alla rivoluzione d'ottobre) dell'invasione nazista della Francia, paese nel quale si era rifugiato, della morte della moglie...

In perfetta contrapposizione con quello che ho appena scritto, propongo questo quadro. I colori, per quanto forti non sono vivaci, la scena non è allegra, anzi. Melanconico, nostalgico, sognante.

2 aprile 2008

Melania G. Mazzucco - Un giorno perfetto

Devo essere sincero, ho comprato questo libro senza leggerne prima la trama, in preda ad una di quelle ispirazioni che mi prendono alla vista di un titolo, o una copertina, che ben si adatta al mio stato d'animo. E dire che sono rimasto spiazzato è un eufemismo. Un giorno perfetto, quello, non mi sembra proprio.

Per me, la caratteristica migliore del libro è la scrittura. Molto semplice e scorrevole, vera ed efficace.

Della trama non posso rivelare niente, è troppo facile dire troppo. Solo che ci sono molte storie intrecciate e molti personaggi che finiscono per influire inconsapevolmente (o consapevolmente...) sulle vite degli altri.

Il punto debole però c'è. Non intendo la sofferenza e i problemi dei vari personaggi, per quanto non ami i libri tristi. Dal mio punto di vista, più che un libro, è una fiction televisiva. Mescola tensione e sentimenti con troppi luoghi comuni moderni: problemi tra genitori separati e figli, uomini in vista con figli scapestrati, ribellione adolescenziale, tragedie familiari. Ho come l'impressione che sia tutto troppo studiato a tavolino. Sono indubbiamente problemi reali della società moderna, ma mi sembra un po' forzato trovarli qui tutti insieme, tutti nella loro forma più convenzionale.

In conclusione, questo libro merita sicuramente un voto alto.

P.S. ecco un'altra ottima scrittrice italiana!

30 marzo 2008

Test psicologico

Ho fatto un test sul sito Altamira.it che si basa su i tipi psicologici di Jung. Il risultato mi descrive in modo così sorprendentemente preciso, che ho deciso di riportare il risultato:












Tipo INT

Orientamento: Introverso

Funzione dominante: Intuizione

Funzione d'appoggio: Pensiero

Funzione terza: Sentimento

Funzione inferiore: Sensazione

Tendenza: Percettiva

Questo tipo introverso intuizione è probabilmente il più astratto di tutti i 16 tipi. Distaccato e intellettuale è dotato di una personalità complessa. è creativo, curioso ed è capace di percepire molto rapidamente e prima degli altri le possibilità o potenzialità che una situazione presenta. Possiede una grande capacità di concentrazione ed ha una notevole capacità di sintetizzare in maniera immediata le informazioni che riceve. Presta però una scarsa attenzione ai dettagli. Come tutti gli intuitivi, è stimolato dai nuovi problemi da risolvere. Riesce ad elaborare soluzioni originali ed argute ma è poco interessato dal metterle in pratica. La sua funzione inferiore è la sensazione. A questa caratteristica si aggiunge la sua introversione. Il risultato è una bassa propensione ad immergersi nel mondo o a cercare di dominarlo. Puù avere difficoltà a prendere delle decisioni. Si muove con maggiore destrezza ed audacia nel mondo delle idee che in quello materiale. La forza delle idee può essere tale da fargli compiere delle imprese anche straordinarie, ma questo tipo corre il rischio di trascurare aspetti importanti della realtà e di perdersi nei suoi pensieri. è comunque sicuramente più adatto ad avviare un progetto che non a stabilizzarlo o a gestirlo quando è diventato maturo. Malgrado una frequente timidezza in ambito sociale, possiede una marcata sicurezza o forza interiore. è molto indipendente, poco influenzabile, scettico. Sovente capace di ironia. Nelle situazioni di crisi o molto complesse sa mantenere la calma ed esser paziente. è in compenso molto impaziente con i dettagli di routine. Grazie alla sua funzione secondaria, il pensiero, è una persona molto logica e analitica. Possiede pertanto un'ottima capacità di organizzare le sue intuizione. è molto aperto alle nuove idee. Sul piano delle relazioni possiede una certa difficoltà di comunicazione: la sua tendenza ad essere astratto e intellettualmente preciso rischia di renderlo poco chiaro ai comuni mortali! Inoltre non è particolarmente portato a prestare attenzione agli aspetti che appartengono alla sfera emotiva e sentimentale. Esteriormente viene percepito come una persona calma e riservata. Sul piano professionale può svolgere lavori intellettualmente impegnativi. è bene che eviti lavori con dettagli di routine. Le sue capacità di sintesi e innovazione possono essere preziose per risolvere problemi anche molto complessi.

29 marzo 2008

Robert J. Sawyer - Mindscan

Un altro libro molto interessante pubblicato su Urania. Mindscan è ambientato in un futuro abbastanza prossimo, dove un compagnia offre la possibilità di scannerizzare la propria mente ed installarla su un corpo nuovo, robotico, immortale. Proprio per ingannare la more, molti ricchi e anziani personaggi corrono a farsi scansionare, facendosi poi sostituire in tutto dalla copia e ritirandosi su un pensionario sul lato oscuro della luna.

Due i protagonisti:
Jake è giovane ma ha una malformazione genetica che lo tiene sull'orlo della vita da sempre. Si fa scansionare e va sulla luna ma... dopo pochi giorni un professore scopre la cura...
Karen è un vecchia scrittrice di successo, con un'enorme patrimonio che muore pochi giorni dopo la scansione. Il figlio, saputo per caso della morte della madre originale (avvenuta sulla luna) fa causa alla copia per ottenere l'eredità.
Intanto la nuova Karen e Jake, liberati dalla differenza di età diventano una coppia di amanti.

La prima parte del libro è molto scorrevole e divertente, ogni pagina fa riflettere su qualcosa, l'autore non spreca una parola. I personaggi risultano forse un po' troppo brillanti... ma la lettura è molto piacevole. La seconda parte è incentrata sulla causa ed è molto interessante. Infatti le due parti postano molte prove e testimonianze di studiosi che, esprimendo le loro teorie, cercano di influenzare la giuria.

Per me i migliori spunti del libro sono:
- la riflessione sul diritto d'autore
- la riflessione su coscienza e zombie
- la riflessione sulla vita degli embrioni

Unica pecca di questo libro? La stessa che ultimamente affligge la maggior parte dei libri che leggo... il finale non mi piace, meglio saltare gli ultimi due o tre capitoli e l'epilogo...

P.S. alla fine del libro c'è una lunga bibliografia. L'autore, per parlare così approfonditamente di coscienza, si è documentato approfonditamente...

28 marzo 2008

Caspar David Friedrich - Monastery Graveyard in the Snow

Le opere di Friedrich mi comunicano perfettamente quel senso romantico del sublime, tipico del romanticismo tedesco. Sarebbe stato troppo facile trovare il sublime nel Viandante sul mare di nebbia o nel Mare di ghiaccio, io lo cerco in quest'opera. Lo trovo grazie a Schopenhauer, il filosofo diceva che il sentimento del Bello è semplicemente il piacere provato guardando un oggetto piacevole; il sentimento del Sublime, invece, è il piacere che si prova osservando la potenza o la vastità di un oggetto che potrebbe distruggere chi lo osserva.

Facile intuire cosa possa distruggerti guardando un cimitero... c'è anche il rudere dell'abside di una chiesa, non solo il tempo distrugge le persone, anche quello che fanno... non sono depresso, sono davanti a qualcosa di sublime e sento tutta la mia piccolezza.

27 marzo 2008

Fëdor Dostoevskij - Delitto e castigo

Curioso che abbia scoperto uno dei libri che mi è piaciuto di più in assoluto, tra le pagine di un libro che mi è piaciuto veramente poco. Infatti devo ringraziare Pennac che, nel suo super-noioso Come un romanzo, riporta le prime frasi di Delitto e castigo.

Quindi ho deciso di riproporre proprio quelle frasi, tralasciando trama e impressioni. Dopotutto queste poche parole mi hanno costretto a leggere un libro che si porta dietro una fama (per me immotivata) di pesantezza, in pochissimi giorni.
Premetto che non hanno niente di speciale, non succede niente... ma creano un'atmosfera particolare, ho letto quasi tutti i libri di Dostoevskij, in nessuno mi sono immedesimato così tanto e fin da subito, prima ancora di conoscere Raskol'nikov, ero già lui.

All'inizio di un luglio caldissimo, sul far della sera, un giovane uscì dallo stambugio che aveva in affitto nel vicolo S., scese nella strada e lentamente, quasi esitando, si avviò verso il ponte K.
Ebbe la fortuna di non incontrare per le scale la padrona di casa. Il suo stambugio si trovava proprio sotto il tetto di un edificio alto cinque piani, e sembrava più un armadio che una stanza. La padrona di casa che gli affittava quel buco, vitto e servizi compresi, abitava una rampa di scale più giù, in un appartamento indipendente, e ogni volta, per uscire in strada, egli era costretto a passare davanti alla cucina della padrona, che teneva quasi sempre spalancata laporta sulle scale. Ogni volta che passava davanti a quella porta, il giovane provava una sensazione vaga e invincibile di paura, e poichè se ne vergognava, faceva una smorfia di stizza. Era sempre in arretrato con l'affitto, e temeva di imbattersi nella padrona.
Non che fosse timido e vile a quel punto, tutt'altro; ma da un po' di tempo attraversava uno stato di irritabilità, e di tensione molto vicino all'ipocondria. Si era talmente chiuso in se stesso e isolato dal resto del mondo che la sola idea di incontrare qualcuno - non solo la padrona, ma chiunque - lo metteva in agitazione. Era afflitto dalla miseria; eppure persino le ristrettezze, negli ultimi tempi, non gli pesavano più. Aveva smesso del tutto di occuparsi dei problemi quotidiani, ed era ben deciso a continuare così. In fondo, non aveva affatto paura della padrona, qualsiasi cosa potesse macchinare contro di lui. Ma essere fermato sulle scale, costretto ad ascoltare ogni sorta di assurdità su stupidaggini di cui non gli importava un bel niente, le insistenze perché pagasse l'affitto,tutte le minacce e le querimonie che lo obbligavano a destreggiarsi, a scusarsi, a mentire - ebbene, no: meglio sgattaiolare in qualche modo giù per le scale e svignarsela senza farsi vedere da nessuno.

25 marzo 2008

Cinzia Tani - L'insonne

Interrompo temporaneamente il momento francese e propongo, con la solita copertina a bassa qualità (figlia della pigrizia, non capisco perché la scannerizzazione mi sia così odiosa...), un libro italiano.

Cinzia Tani è una scrittrice affermata che non disdegna la radio e la televisione e che, nel 2004, è stata insignita della carica di Cavaliere su iniziativa di Ciampi in persona!

Malgrado la copertina, il libro non è incentrato sul nazismo, piuttosto sugli effetti di uno dei molti folli esperimenti (reali o presunti tali) svolti dai ricercatori del Reich. Il titolo è l'innesco della vicenda, l'esperimento ha la finalità di creare un esercito che non abbia bisogno di dormire. Non anticipo se Max, Sophie e Thomas siano successi o insuccessi... La base comune dei tre protagonisti è l'infanzia relativamente difficile e la terribile adolescenza. Infatti il padre di Max inizialmente risolve i problemi di Sophie e Thomas, senza il suo intervento di certo non avrebbero avuto un futuro. Da salvatore diventa poi un torturatore che, come spesso succede in quelle situazioni, lo fa in buona fede, accecato dal suo progetto e dalla propaganda di Goebbels, non si rende effettivamente conto di quello che fa. Sto dicendo troppo, ad un certo punto succede qualcosa di inaspettato (all'interno di una situazione prevedibile) e tutto cambia. Con varie peripezie la vicenda arriva a Parigi, dove troverà scioglimento.

I tre personaggi sono molto diversi, vivono vite staccate e vagamente parallele che li portano ad incontrarsi periodicamente o a sfiorarsi impercettibilmente, secondo me sarebbe una storia perfetta per una trasposizione cinematografica. Da romanzo storico ad avventura, da romanzo intimista e psicologico a giallo puro.

20 marzo 2008

Guy de Maupassant - Bel-Ami

Bel-Ami aveva l'obbiettivo di mostrare parte degli innumerevoli difetti della società francese (parigina) di fine '800. Proprio Parigi e i suoi abitanti sono il background in cui Georges Duroy tenta la sua scalata sociale. La parete è molto ripida, ma con alcune regole, un po' di stile e molta astuzia, si può arrivare in cima, magari all'apice si trova un matrimonio conveniente, qualche speculazione finanziaria e qualche ragazza da circuire... ovviamente seduzione e relazioni extraconiugali sono gli appigli...

Si può affermare che Guy sia una creatura di Flaubert, infatti fu molto aiutato dall'affermato scrittore ad iniziare la carriera di giornalista e scrittore. Gli fece anche da tramite per conoscenze del livello di Zola e Turgenev. Nonostante Guy sia molto legato al suo mentore, la sua scrittura mi piace di più di quella di Flaubert ed è molto più scorrevole.

L'obbiettivo è raggiunto in maniera acuta e piacevole. Riesce anche ad essere molto attuale, a dimostrazione che la corruzione della società non cambia mai.

18 marzo 2008

Robert Delaunay e una certa torre ...

Continuano i post della sessione francese, dopo i primi due letterari, passiamo alla pittura.

Si parla di Delaunay, pittore che visse a cavallo tra il post-impressionismo, il cubismo (analitico e orfico) e l'astrattismo. Tra le sue opere che mi piacciono di più ci sono quelle della serie dedicata alla Torre Eiffel; in particolare, quella che preferisco è quella in alto a destra. Sono opere del 1909, quando Robert tendeva al cubismo.

Basta termini tecnici e date. Cosa mi trasmettono questi quadri? Guardadoli, mi sembra di essere davvero ai piedi della torre, uno di quei classici turisti che fanno la foto dal basso in alto cercando di creare giochi prospettici bellissimi (che poi si rivelano dei più banali...). Mi trasmette anche velocità, infatti non sono l'unico a vedere influenze del futurismo in questa serie...

16 marzo 2008

Alexandre Dumas - Il Conte di Montecristo

Il Conte di Montecristo è l'unico libro che ho letto due volte in vita mia, e non nascondo che avrei voglia di leggerlo di nuovo. Capisco le difficoltà che molti trovano a leggere la parte svolta a Roma, in effetti è la più lenta e inspiegabile del romanzo, solo nelle parti successive si potranno comprendere quegli eventi e quei personaggi. Capisco meno chi dice che è troppo lungo (o, per essere letterale, che ha troppe pagine), infatti credo che chiunque affermi una cosa del genere non sia una persona che apprezza la lettura. L'ultima pagina di un libro che ci appassiona è tremenda: non si vede l'ora che arrivi, si è bramosi di sapere coma andrà a finire, ma, quando si è letta, ci lascia un senso di vuoto, proviamo amarezza per la perdita di un libro che già ci manca.

Passiamo alla trama: il povero (e felice) Edmondo subisce una terribile ingiustizia a causa dell'invidia e dell'ambizione di molte persone... di conseguenza passa la vita ad organizzare una super-vendetta.

Il Conte diventa quasi un moderno super eroe dei fumetti, tutti i personaggi sono collegati (spesso in maniera imprevedibile e inaspettata), succedono tantissime cose, i sentimenti sono fortissimi, l'ambientazione storica è affascinante (c'entra anche Napoleone...), la vendetta definitiva, le informazioni (di ogni genere) innumerevoli... e pensare che un libro così pieno e intenso, dove ogni minimo particolare ha un senso ed un'utilità, sia solo un romanzo di appendice! Oltretutto uscito in 18 puntate su un mensile del tempo...

Io con questo libro ci sono cresciuto, penso che il mio modo di agire sia stato davvero influenzato da quello del Conte, chi mi conosce bene e ha letto il libro non potrà che confermare... peccato che non esista nemmeno una persona che abbia entrambi i requisiti...

15 marzo 2008

io voglio più vita

Tyrell: Quale sarebbe il tuo problema?
Roy: La morte.
Tyrell: La morte... beh questo temo sia un po' fuori della mia giurisdizione.
Roy: Io voglio più vita, padre!

Nella foto ho messo Racheal, mi piaceva di più di Roy e forse anche di Tyrell ;-)

Voglio fare un raginamento serio, voglio definire la vita biologica.

Io per essere vivente intendo: un organismo composto da almeno una cellula che, traendo nutrimento dall'ambiente circostante, è in grado di sviluparsi e mantenere attive le funzioni delle proprie cellule.

La questione discriminante può essere il tempo? Roy vuole più vita. Far morire Roy dopo pochi anni o dopo molti, cambierebbe qualcosa? I un certo senso si, se pensiamo che sia eticamente più giusto far morire esseri vecchi che giovani; mi spiego: supponiamo, per assurdo, di essere di fronte alla scelta di uccidere un uomo di trent'anni o suo foglio di dieci, su chi cadrebbe la scelta?

Tralasciamo un attimo l'etica, un essere diventa più vivo con il passare del tempo?
Una pianta è più viva dopo un secolo che appena germogliata?
Un trentenne è più vivo di un bambino appena nato?
Un bambino appena nato è più vivo di un bambino che stà per nascere?
Sono arrivato: un bambino che stà per nascere è più vivo dell'ovulo appena fecondato?

Io credo che ci sia un punto di non ritorno, chi lo oltrepassa deve prendersi la responsabilità della posizione che occupa.

13 marzo 2008

Gustave Flaubert - Madame Bovary

Mi sono reso conto di aver parlato molto di fantascienza e poco degli altri generi. Ho deciso di recuperare, iniziando con una carrellata di classici francesi.
Il mio rapporto con la Francia non è dei più idilliaci, in ogni caso cerco di essere obbiettivo e riconoscere i meriti. Che la prima tappa di questa escursione transalpina sia un libro che mi ha deluso è solo una caso... con il tempo sarà visibile per tutti...

Parliamo quindi di Madame Bovary, anche se non ho molto da dire. La rama è nota a tutti, la scrittura di Flaubert anche, sempre precisa e adeguata. Tuttavia sono rimasto molto deluso quando ho letto questo grande classico (non lo dico con ironia). Ho dovuto faticare molto per arrivare alla fine, che forse è la parte che mi è piaciuta di meno; infatti, simpatizzando sin dalle prime pagine col signor Bovary, sono rimasto troppo male per quello che fa/scopre/subisce alla fine del romanzo.

Un romanzo che comunque va letto, anche solo per conoscenza... però che delusione!

11 marzo 2008

Didier Lourenço - Jazz Rosso

Non conosco niente di questo artista catalano. Sul suo sito ufficiale c'è un'esauriente biografia e la galleria delle sue opere. Ce ne sono molte che mi hanno colpito, Jazz Rosso l'ho messa perché è quella che me l'ha fatto conoscere. Mi piacciono molto quelle su New York, quelle sulla musica e quelle sui paesini catalani... non metto la lista dei titoli perché sarebbe troppo lunga, mi limito a segnalare La metropoli, visione panoramica dei grattacieli di Manhattan, perché molto diversa dallo stile delle altre opere.

Dan Simmons - Hyperion

Per qualcuno che si avvicina alla lettura la cosa più importante è evitare libri difficili, uno shock iniziale potrebbe incrinare tutto un possibile futuro di lettore. Per la fantascienza questo vale ancor di più.

Introduzione abbastanza inutile per il taglio personale del blog, non mi avvicino di certo alla fantascienza o alla lettura con Hyperion.

Dan Simmons è molto stimato non solo dai cultori della fantascienza, infatti è uno scrittore poliedrico che tratta anche ricostruzioni storiche, avventure, gialli.... pluripremiato, insegna in Colorado in una scuola per ragazzi con intelligenza sopra alla media.

Da un uomo del genere e dal clamore mondiale raggiunto dai Canti di Hyperion, mi aspettavo molto. Forse troppo.
Mi piaceva che l'idea fosse ripresa da Keats (molto molto molto presente nel romanzo), mi piaceva lo stratagemma del pellegrinaggio (durante il quale i partecipanti raccontano della propria vita) ripreso da Chaucer (e, perché no?, da Boccaccio), mi piaceva l'idea che fosse il primo libro di una space opera composta da quattro volumi. Tutto ciò mi piace ancora... e notevole è il tasso di originalità presente nella situazione dell'umanità, dei viaggi spaziali, della tecnologia in senso lato.
Una cosa però mi ha reso la lettura difficoltosa: la drammaticità delle storie (leggendo il dramma umano di Sol, mi è venuto il groppo alla gola, ma anche le altre non scherzano...). La sofferenza raggiunge livelli davvero eccessivi, non capisco il perché.

Tralasciando altri dubbi che mi sorgono pensando al romanzo, chiudo con una certezza: non mi piacciono i romanzi che non finiscono; è vero, ci sono altri tre capitoli, ma, per il mio gusto, alcune parti della trama dovevano chiudersi in questo volume...

Il Mago di Oz non mi piace per niente! (solo chi lo ha letto può capire...)

P.S. spero, dopo aver parlato male del libro, di non ricevere una visitina dallo Shrike...

7 marzo 2008

Audrey Niffenegger - La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo

Tra poche ore sarà l'otto marzo. Sarebbe troppo banale scrivere dei problemi delle donne, delle donne che desidero o scrivere una semplice quanto banale frase di auguri.

Allora continuo nelle mie proposte per la lettura; questo libro è scritto da una donna ed è piaciuto sporattutto alle donne. Rendere il post più gradevole al gentil sesso mi sembra uno sforzo più grande e apprezzabile di un Auguri!


La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo narra la storia della moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo (mi piacciono i titoli lunghi, che raccontano quasi la trama...).

Affrontata la difficile descrizione della trama, passo alle mie impressioni: i viaggi nel tempo sono sempre affascinanti, ma spesso sono corredati da un'aura di super-tecnologia e terminologia tecnica che ne rende pesante e faticosa la lettura. Ecco che Audrey ci viene in soccorso: non c'è niente da spiegare o capire, i viaggi del protagonista sono una disfunzione inspiegabile (tipo una malformazione genetica). La parte difficile è tenere in mente la cronologia degli eventi, ma, con un po' di attenzione alle date, sarà possibile immedesimarsi nell'intricata vicenda. Trovarsi nudi in luoghi e tempi sconosciuti può essere scioccante, ma trovarsi a vivere o vedere eventi passati, persone che non ci sono più, chi ci sarà (o non ci sarà) nel tuo futuro... può esserlo ancora di più...

Ciliegina sulla torta, la vicenda è narrata in parallelo dalla moglie e dal marito, che vivono le stesse esperienze ma in tempi diversi... da leggere assolutamente!!!

6 marzo 2008

Dave Eggers - L'opera struggente di un formidabile genio

Nonostante il titolo sia un po' presuntuoso, quest'opera è notevole. La storia è vera, triste, tragica, coinvolgente, sconvolgente, ironica, vera. La scrittura mi ricorda un po' Salinger e Fante, forse con ritmi e parole più attuali ma con lo stesso modo di dialogare con se stessi e, sopratutto, con la stessa ironia a sdrammatizzare le difficoltà e le scene tragiche. Non voglio svelare niente della storia di Dave e di suo fratello Toph, merita di essere letta (e non a cuor leggero!).

4 marzo 2008

Bright Eyes - Something Vague

Bright Eyes è un gruppo di tre uomini, la foto l'ho messa solo per i fantastici bright eyes della modella (anche il nome del gruppo è ispirato dagli occhi di una ragazza)...

Non voglio parlare del gruppo, per questo c'è wikipedia, ma della loro canzone migliore (c'è davvero bisogno che scriva "secondo me"?): Something vague.
Something vague racconta brevi istanti di vita di una persona, una vita un po' monotona e senza grandi prospettive, e il sogno ricorrente dell'autore. Mi piacciono le canzoni che raccontano qualcosa di concreto eq uesta lo fa bene, con bella musica e grande intensità dal parte del cantante. Per chiudere, ecco le intense ultime parole:

But now I'm confused.
Is this death really you?
Do these dreams have any meaning?

No. No, I think it's more like a ghost
That's been following us both.
Something vague that we're not seeing,
Something more like a feeling.

3 marzo 2008

Umberto Boccioni

Boccioni, un cognome un po' sgraziato, una vita difficile, vissuta in parte sotto un'ideale che forse non condivideva nemmeno fino in fondo... ma che al fondo ce l'ha portato. Morire in guerra, anche se a soli 34 anni ci può stare... ma qui regna il paradosso. Il futurismo spingeva all'azione, alla guerra, gli intellettuali futuristi erano in prima linea (o meglio, in prima trincea) e c'era anche Boccioni, volevano cogliere lo spirito grandioso del supremo cambiamanto portato dalla distruzione... Boccioni non è morto in trincea, non gli hanno sparato, le bombe a mano e i mortai sono stati clementi, Bocioni è caduto da cavallo nelle retrovie, durante un'esercitazione.

La carica dei lanceri mi sembra perfetta per ricordare questo grande artista: c'è l'azione, il conflitto, le difficoltà, l'innovazione e.... i cavalli.

28 febbraio 2008

Paul Klee - Remembrance of a Garden

Quando guardo un'opera d'arte mi piace apprezzarla così come la vedo, senza sapere tutto quello che c'è dietro. L'arte-come-la-consepisco-io porta si il significato che l'artista ha voluto comunicare e il suo stato d'animo, ma tutto quello resta in secondo piano... importante è quello che comunica a me relativamente a come sono e al mio stato d'animo. L'importanza artistica e storica è per i critici...

Questo Giardino leggendario di Paul Klee è bellissimo.

P. S. Essendo io italiano e Klee tedesco naturalizzato svizzero ho messo il titolo del quadro in inglese...

26 febbraio 2008

Hari Kunzru - L'imitatore

La copertina è quella originale, l'edizione inglese, non ho trovato un'immagine decente di quella italiana e non avevo voglia di scannerizzare la mia copia...

Lo sfondo iniziale è quello dell'India quand'era ancora una colonia inglese, gli sfondi successivi non li rivelo (srebbero spoiler...). La trama è chiara fin dal titolo. A causa di molti eventi fortunosi, spesso tragici, il protagonista si trova in situazioni sempre diverse, nelle quali si deve adattare, e tenta ogni volta di viverle come può. Il risultato è un libro molto interessante e intenso, vincitore di numerosi premi e tradotto in 17 lingue, a tratti drammatico e sconvolgente e a tratti ironico e paradossale (la caccia alla tigre che conclude la parte/capitolo/vita Rukhsana è divertentissima...).

E' facile immedesimarsi nel protagonista e difficile dimenticarlo.

24 febbraio 2008

Andrea Vitali - Olive comprese

Nel giro di pochi mesi ho divorato tutti i libri di Vitali. Parto da questo Olive comprese perchè voglio andare in ordine cronologico: non di pubblicazione, di lettura da parte mia.

Come tutti i libri di Vitali, la storia si svolge nel paese di Bellano (un po' anche a Roma...) e lega, con una serie di piccoli e apperentemente insignificanti eventi, moltissimi personaggi e famiglie.

Il linguaggio è ironico, semplice, immediato e molto immaginifico, con capitoli brevissimi e continui cambi di prospettiva. Le pagine volano via tra sorrisi e emozioni semplici, reali, mai eccessive.

C'è chi considera Vitali una brutta copia di Chiara e quindi non lo apprezza, io Chiara, per ora, non l'ho letto e dico che Vitali mi piace, molto.

21 febbraio 2008

Meat Loaf e i suoi due pipistrelli

Un tributo a Meat Loaf mi sembra doveroso. Conosco solo due suoi album: Bat out of hell e Bat out of hell II: back into hell. Non sono l'unico a conoscerli, il primo, uscito nell '77 ha venduto, a oggi, più di 34 milioni di copie e il secondo, uscito nel '93, si piazza a 15 milioni. Poche canzoni, molto lunghe e intense, testi sempre molto articolati, sia che siano del filone ironico che di quello tragico. Due dischi da ascoltare con attenzione (non si prestano al sottofondo) possibilmente ad alto volume.

La foto non rende giustizia a Meat Loaf per quanto riguarda l'estetica, è perfetta invece per far capire senza suoni o video quanto sia intensa ogni sua interpretazione.


Scott Westerfeld - Risen!

Questo è un libro che ho comprato per sbaglio, avevo letto la trama e non mi piaceva, avevo visto la copertina e non mi piaceva. Poi, visto che era in casa e che dopo due mesi sarebbe uscita la seconda parte, ho deciso di dargli una chance.

Dopo le prime pagine avevo una gran confusione in testa: tanti personaggi, ambienti completamente diversi, congegni astrusi e parole poco comuni... ad un certo punto il velo è caduto e sono entrato nell'universo del Risen! Un libro pieno di idee originali e questioni etiche, guerra e amore (le scene tra Rana e la commando Rix mi piacciono troppo), con una battaglia navale tra un incrociaore Rix e la nave di Laurent che definire epica è riduttivo... è stata veramente dura tornare dall'universo di Westerfeld!

Spero che il finale abbastanza aperto significhi che vedremo un seguito... Scott non mi deludere!!!