8 ottobre 2008

Joshua Petker

Dopo una giornata snervante con un professore che risucchia la forza vitale degli studenti, non ho voglia di fare niente. Nemmeno di parlare di Johua Petker, che con i suoi colori mi ha tratto in salvo da una serata grigia grigia grigia. Quindi incollo la presentazione che c'è sul suo sito:

"I used to say I was born in the wrong century. The way overly dramatic kids claim to be old souls living in the present day, I was convinced I was secretly an impressionist painter, meant more for turn of the century's demi-monde opulence rather than today's world of animators, illustrators, and monster movie artists. I didn't go to art school. I don't know all the proper techniques. I learned colour theory by doing graffiti, but the story of the graffiti-artist-turned-fine-art-painter has been played out since the mid-'80s. My own life seemed to be working against me. I was convinced I should have been born in 1850.

Then I realized that I was approaching everything wrong. I live in Hollywood, this century's den of inequity and excess. I have eccentric colourful friends that rival the models of Degas and Renoir, I spend nights at Los Angeles bars that could rival those painted by Monet, and as this is 2007 I have access to neon pink and hot orange that I imagine even Van Gogh wouldn't know how to utilize. I am a contemporary painter interested in historic themes. There isn't anything wrong with that. I don't have any art school loans to pay back. I primarily paint women because I'm tremendously influenced by Klimt - and really focused on beauty."

- Juxtapoz Magazine, October 2007



2 ottobre 2008

Il gusto perverso di un pesiero diverso

Ovviamente il titolo è una citazione, precisamente da "La mosca bianca" cantata da Milva e scritto da Faletti. Mi sembra una frase perfetta per introdurre due dischi (scaricabili gratuitamente!).

Ecco il link al primo: clicca qui.
Dentro questi specchi è un faustributo: un tributo a Faust'O per il trentennale del suo primo CD.
Le musiche sono state riarrangiate e riammodernate, riportando i testi attualissimi (tipo Benvenuto tra i rifiuti) a una vividità forse maggiore. Purtroppo da qualche giorno il suo sito non è raggiungibile, per qualche fugace informazione resta Wikipedia...

Canzoni consigliate (a mio modesto parere):
suicidio, buon anno, j'accuse...amore mio, godi (da qui il titolo del post...), Vincent Price e ultimi fuochi.

L'altro disco è la raccolta di rockit.it del 2008 (anche se non tutte le tracce sono di quest'anno). Si scarica gratuitamente dal sito rockit.it e contiene molte tracce interessanti, su tutte: per combattere l'acne, i soldi sono finiti, figlio di puttana e vecchi difetti. Importante: su rockit ci sono solo aritisti italiani!

26 settembre 2008

Kafka - Il Castello

A Kafka dedico un post incompiuto. La parte mancante è quella in cui introduco il romanzo. A dire la verità si potrebbe notare la mancanza della trama... non che voglia ometterla, piuttosto non l'ho trovata. Inizialmente ho pensato che, essendo incompiuto, l'intreccio si sarebbe sviluppato in seguito; poi ho realizzato che nelle 300 pagine che ho letto non succede praticamente niente, quante ne sarebbero dovute servire un una storia seria?

300 pagine per pochi giorni, ho perso il conto m acredo che il tutto si svolga in soli tre giorni. Ok, c'è qualche flashback... ma il tempo è troppo dilatato. Decisamente troppo.

La scrittura di Kafka mi resta anche un po' difficoltosa, nel senso che dopo una ventina di minuti al massimo, dovevo restituire il libro alla polvere del comodino. Si può facilmente immaginare quanto mi ci sia voluto per arrivare alla fine. In più ho fatto l'errore di leggerlo d'estate! Leggere in estate un libro in cui i protagonisti non hanno mai visto il sole uscire dalle nuvole cariche di neve...

In conclusione, il solito Kafka. Idee interessanti senza la forza di portarle in fondo. In piccolo, mi sento come lui. Il Castello è troppo faticoso, troppo lungo (malgrado sia incompiuto), troppo assurdo, eccessivamente non-sense e incoerente; mi ha lasciato poco. Consigliato solo ai burocrati convinti.

P.S. Quanto odio gli aiutanti!!!

13 luglio 2008

Orson Scott Card - Il gioco di Ender

Il gioco di Ender è uno dei classici della fantascienza. Come spesso succede a questo genere, la fantascienza è solo un mezzo per il vero tema del romanzo. Qui tutto ruota intorno alla psicologia dei personaggi.

Prima di affrontare la trama, voglio parlare della fortuna di questo romanzo. Il gioco di Ender ha vinto i due principali premi della letteratura fantascientifica (Premio Hugo e Premio Nebula nel 1985), ha causato la pubblicazione di contro-libri che criticano alcune teorie del romanzo e, soprattutto, "Diverse scuole in tutto il mondo hanno adottato Il gioco di Ender come libro di narrativa obbligatorio, alcune per gli aspetti psicologici, altre per lo sfondo fantascientifico. Oltre a istituti secondari e universitari negli Stati Uniti, in Canada e in Australia, il libro è stato adottato anche dall'Università dei Marines a Quantico (Virginia), come libro di testo sulla psicologia della leadership" (ho copiato da Wikipedia...).

Detto questo ecco la trama: l'umanità è in guerra con gli scorpioni e i governi cercano tra i bambini più dotati i futuri condottieri. Inutile dire che Ender non è un bambino normale...

Di solito non mi piacciono i libri che hanno per protagonista un bambino, soprattutto se geniale ed emarginato. Eppure questo libro l'ho letteralmente divorato. La caratterizzazione psicologica dei personaggi è precisa e verosimile che sembra, tanto che sembra davvero di essere tra quei ragazzi, si arriva quasi ad aspettarsi delle azioni e delle reazioni che poi puntualmente si avverano, non perchè sia scontato, perchè tutto scorre in modo naturale.
Il romanzo si porta dietro una tesi principale: chi commette un crimine inconsapevolmente, è innocente. Da questo sono partite le critiche e i contro-libri di cui parlavo prima...

In definitiva: un libro bellissimo, che si sciupa forse solo nelle ultimissime pagine, probabilmente per gettare le basi del secondo capitolo della saga. Secondo capitolo che, come ogni volta che mi trovo davanti unesordio esaltante, non ho avuto il coraggio di leggere...

26 giugno 2008

Wu Ming 2 - Pontiac, storia di una rivolta

Dopo giorni di buio, finalmente la luce della spia ADSL è tornata a splendere al centro del mio router. I primi flussi di bit li ho dedicati ad un audiolibro. O meglio: Un libro parlato, disegnato e rock, come dicono gli stessi Wu -ming sul sito di presentazione di Pontiac.

Parlare dei Wu Ming 2 sarebbe troppo lungo, ecco il loro sito con una completa biografia: WuMingFoundation. Hanno fatto un sacco di cose, pensare che quando lessi Q credevo che fosse un progetto che riguardava solo quel libro...

L'audiolibro è un prequel a Manituana, l'ultima fatica dei Wu Ming 2. Narra la storia della rivolta degli indiani, guidati da Pontiac, contro gli inglesi. Si parte dalla mitologia e simbologia indiana, si passa da curiosità (come la storia dall'uomo che fondò Detroit), da inganni (Lacrosse), da battaglie e dallo splendido discorso di Pontiac alle nazioni Irochesi (Parola di Dio).
Tutto è accompagnato da buona musica e, nel caso del libro vero e proprio, belle illustrazioni.

Non avevevo mai considerato gli audiolibri. Questo mi ha conquistato.

16 giugno 2008

Tèfkros Mihailìdis - Delitti Pitagorici

Delitti pitagorici si presenta come un giallo best seller. Ora, ho dubbi, per i motivi che spiegherò più avanti, che si davvero un best seller, di certo non è un giallo.

No, non si può chiamare giallo un libro dove delitto, indagini e scioglimento, sono relegati a pochissime pagine, oltretutto con una trama scontata nell'esito e nelle motivazioni.

Ho dubbi che sia un best seller perché è un libro difficile. Mihailìdis riesce nell'impresa di divulgare molta matematica in un modo semplice, chiaro e affascinante. Comunque di matematica si tratta. Credo che la stragrande maggioranza delle persone la trovino noiosa e difficile. Capire il senso dei ragionamenti dei protagonisti è importante, credo che non tutti li riescano a seguire, soprattutto per quanto riguarda il [non posso dire questa parola, censura da spoiler].

Concluso il mio giudizio oggettivo, passo a quello soggettivo.
Il libro l'ho letto veramente volentieri, scritto bene e interessante. Sono rimasto piacevolmente sorpreso nell'incontrare molti matematici, pittori e poeti, (che ho studiato e sto studiando nei libri) come parte integrante della vicenda. Per citarne alcuni: Hilbert, Dirichelet, Gauss, Hermite, Russel, Kronecker, Peano(matematici), Apollinaire, Max Jacob (poeti) e Tolouse-Lautrec, Picasso (c'è bisogno che dica pittori?). Inoltre la vicenda è impreziosita da curiosità sulla storia di inizio secolo in Grecia, su Picasso e il suo gruppo e da un riferimento ad uno dei miei libri preferiti: Flatlandia (a cui prossimamente dedicherò una serie di post...).

6 giugno 2008

Dan Simmons - Hyperion [parte seconda]

Questo post non parla del secondo capitolo della saga di Hyperion. Parla, ancora una volta, del primo libro, quello che ho già recensito e che amo chiamare l'introuzione.

Finora, ho sempre cercato di evitare di scrivere articoli su autori di cui avevo già parlato; ora mi ritrovo a parlare, non solo dello stesso autore, ma dello stesso libro.

Non voglio ritrattare le mie opinioni su Hyperion, sono sempre le stesse. Ma c'è qualcosa in più. Ora che è passato un po' di tempo, sento la nostalgia.

Mi manca quell'universo così vario, vasto e particolareggiato. Ogni capitolo del libro contiene più idee di uno dei mille libri mediocri che vendono tanto in libreria. Era dal tempo di Dune che non venivo trasportato in un altro universo, ma questa volta non è qualcosa di assimilabile al nostro, gli ambienti, la società, il modo di pensare, la tecnologia, la religione, i problemi... sono così diversi e originali che si possono apprezzare solo da lontano. Come quei disegni in centro/sud america che si possono vedere solo dall'alto.

Mi sono allontanato e probabilmente mi riavvicinerò.

4 giugno 2008

Semaphore

Ho scoperto i Semaphore da pochi minuti. Vagavo sul MySpace di Bonnie Prince Billy, alla ricerca di curiosità dopo aver apprezzato la sua magnifica prestazione (in italiano) nell'EP dei Numero6. Scorrendo i commenti ho visto che c'era un video e, per curiosità sono entrato nello spazio dell'artista che aveva postato il filmato. Inutile dire che si trattava dei Semaphore.

Il gruppo ha base a Londra, ma i fondatori si sono conosciuti a Roma, dove hanno iniziato. Dopo un aumento dei membri e i primi successi sono iniziati i contrasti e due membri sono usciti, causando l'annullamento di diversi concerti. Riporto le loro parole per descrivere gli effetti dei questa scissione, parole che descrivono molto bene come suonano:
Newly stripped bare, the band had found their wings. Pitched somewhere between the rich storytelling of Johnny Cash and the hypnotic siren-call of Spiritualized, the band’s sound is expertly held together by Brennan’s distinctive deep, dark and gravel baritone, that suggests a maturity far beyond his 22 years.
Non sono un esperto di sonorità e di voci. Però sono stato colpito dalla voce di Louis, (Brennan) mi ricorda moltissimo quella di Nick Cave. E Nick lo ritrovo anche nelle sonorità, soprattutto nella splendida Miss Cool Talker.

Come tag ho messo anche musica italiana. Vivono a Londra e cantano in inglese, ma sono nati a Roma e due componenti hanno nomi italiani...

1 giugno 2008

Colin Harbut






Ho trovato pochissime informazioni su questo giovane artista. Però i suoi lavori mi piacciono molto, il suo sito è questo.

Il primo, l'occhio, si intitola 21st century panopticism. Mi immagino che l'occhio stia osservando la società di oggi... per quanto non credo sia molto Foucaultiana...

Del secondo non ho nessuna interpretazione, mi piace e basta.
Il titolo: Suzhou in Third Space.

29 maggio 2008

Elmore Leonard - Tishomingo Blues

Da Leonard sono state tratte molte sceneggiature. Forse perchè scrive quasi esclusivamente con dialoghi e il modo di parlare è quello classico dei film americani degli ultimi anni. Questo è il suo romanzo più famoso.

Hotel Tishomingo si trova in Mississipi. Dennis quell'estate si esibisce lì, tuffandosi dal trampolino a venticinque metri di altezza. Capita però che, durante uno spettacolo, dalla sua posizione privilegiata, si ritrovi testimone di un omicidio. Da qui, iniziano le sue vicissitudini, legate ad un particolare uomo di colore venuto da Detroit (a causa sua nel titolo c'è il blues...) e ad una della classiche ricostruzioni di una battaglia della guerra di Secessione.

Un libro che non conquista ma si lascia leggere molto volentieri. Ricrea un'atmosfera piacevole, tra un'America lontana dalle grandi città (ma comunque coinvolta nei loro giochi) e personaggi particolari. Forse la caratteristica migliore, ovvero l'unicità dei personaggi, tende a sminuire il realismo del romanzo: strano come non ci sia nemmeno un personaggio anonimo e mediocre...

26 maggio 2008

Samuel R. Delany - Babel 17

Babel 17 è un libro particolare. Stupisce e disorienta per l'originalità delle idee e la stranezza dei personaggi. Molti non sono riuscito nemmeno a immaginarli... Per quanto l'intreccio e lo stile meritino considerazione, voglio parlare di ciò che mi è rimasto del libro: l'importanza del linguaggio (non a caso si intitola Babel...).

L'idea di fondo è quella di sottolineare quanto il linguaggio influisca sul modo e, soprattutto, sulla velocità di pensare. Non è una cosa che viene spontaneo notare... ad esempio: supponiamo che per descrivere una situazione/oggetto/sentimento sia sufficiente una parola (nella nostra lingua); supponiamo ora che esista una lingua in cui non ci sia quella parola. Ecco, le persone che parlano la prima lingua, trovandosi di fronte a questa situazione/oggetto/sentimento, si ritroverebbero subito in mente la parola che la esprime. Invece una persona che parla la seconda lingua, si troverebbe nella posizione di dover cercare una perifrasi per descrivere situazione/oggetto/sentimento, rallentando così ogni reazione.

Tutto questo perchè pensiamo con le parole che conosciamo. La nostra mente sarà grande e complessa solo alla presenza di tante parole diverse.

18 maggio 2008

Giovanni Allevi - Back to life

Back to life. Back to life, dopo un concerto così... non è facile.

Quando le luci si abbassano Giovanni entra correndo (in un modo tutto suo...), si ferma davanti al piano e con poche, semplici parole, presenta il concerto: la musica ripercorre la sua vita, dalla primissima Japan, alla celeberrima Come sei veramente, eseguita come terzo e ultimo bis.

Colpisce l'atmosfera di semplicità e intimità, non sembra di stare in un teatro, sembra di stare nel salotto di casa, con un amico conosciuto da sempre, che si mette a suonare il piano. Sarà la sua espressione o il suo abbigliamento casual, o le brevi frasi con cui presenta le sue composizioni. Tra richiami alla vita vissuta, alla filosofia e tanta simpatia. Una simpatia naturale, non costruita su un copione. Memorabile la scena dei ringraziamenti.

Per ultima ho lasciato la musica. La vera protagonista della serata.
Go with the flow. Il metodo migliore. Lasciarsi trasportare dal flusso delle note, dalla melodia. Non posso descrivere il trasporto, l'entusiasmo e l'impegno con cui Giovanni ha suonato le sue composizioni. Senza l'ombra di uno spartito. Ormai tutti conoscono Come sei veramente e Panic grazie alla pubblicità. Sono solo la punta di un iceberg... un lista delle migliori per me: Back to life, Panic, Come sei veramente, Downtown, Portami via, Ciprea, Notte ad Harlem, Monolocale 7.30 a. m....

Si è congedato con le note di Come sei veramente e un arrivederci... arrivederci!

14 maggio 2008

Miguel Sousa Tavares - Equatore

Voglio continuare il filone dei libro svolti sulle isole. Questo è ambientato nelle isole di Sao Tomè e Principe, due insignificanti colonie portoghesi agli inizi del '900.

Luis Bernardo Valença, scapolo ricco e affascinante, viene spedito, dal Re, nelle insignificanti colonie di Sao Tomè e Principe, con la missione dimostrare al console inglese quanto siano avanzate e non schiaviste le colonie portoghesi.

Inutile dire che queste colonie, come quelle inglesi, erano sia schiaviste che arretrate. Quindi il povero Luis si ritrova completamente solo e isolato nell'oceano, in un ambiente ostile, con grandi responsailità. Oltre alle difficoltà con i coloni e i coltivatori, si aggiungono i problemi sentimentali: il nostro Luis si innamora della giovane moglie del console inglese. Pessima scelta. Non tanto perchè sposata, quanto per il soggetto.

Il libro è molto ben scritto e ambientato. Sembra davvero di immergersi in quell'epoca tanto affascinante (per me..). Anche il finale, per quanto non approvi la scelta di Luis, è compiuto e sensato. In definitiva, non è un capolavoro, ma è sicuramente molto piacevole.

10 maggio 2008

Graham Greene - Il nostro agente all'Avana

L'immagine è la copertina del film. Complice della pigrizia, un impossibilità di trovare in rete un'immagine decente di quella del libro.

Il nostro agente all'Avana si svolge, inaspettatamente, all'Avana, in una Cuba pre-rivoluzione. L'agente, in verità, è un semplice venditore di aspirapolvere che, per arrotondare, si lascia arruolare nei servizi segreti inglesi. Il divertimento si impenna quando inizia ad inventare clamorose indiscrezioni e passa alla base alcuni disegni tecnici di una misteriosa macchina da guerra...

Tra scene di vita familiare, ammirazione dei sottoposti, clamorose coincidenze e spie (vere e false), si dimentica il tempo. L'ho letto tutto in una notte; la mattina dopo, per quanto vistosamente assonnato, ho visto nello specchio un sorriso di soddisfazione e di amarezza, il solito che accompagna la fine dei libri a cui mi sono affezionato.

6 maggio 2008

Kazimir Severinovič Malevič - Red Cavalry Riding

Malevič, come tutti gli intellettuali russi vissuti a cavallo tra il 19mo e il 20mo secolo, ha avuto popolarità e successo, fino a che non è diventato scomodo. Dopo la rivoluzione ottenne molti riconoscimenti e cattedre, oltre ad una certa libertà. Il fattore che rovinò Malevič furono le amicizie; in seguito ad alcune mostre dei suoi quadri in Polonia e in Germania, ebbe modo di conoscere molti artisti tedeschi (o che al momento vivevano lì). Per il regime russo ciò era sufficiente. Venne arrestato e i suoi appunti distrutti. Morì dopo pochi anni dall'incarcerazione.

Malevič è stato uno dei pochi futuristi non italiani, ma andò anche oltre. Fu astrattista e fondatore e uno dei maggior esponenti del suprematismo. Ecco cos'è con le sue parole:
Per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nell'arte. Dal punto di vista dei suprematisti le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è essenziale. L'oggetto in sé non significa nulla. L'arte perviene col suprematismo all'espressione pura senza rappresentazione.
Forse è andato un po' oltre... un quadro bianco con un cerchio o un quadrato nero mi sembra troppo (poco...).

Red Cavalry Riding è un'opera della maturità, quando gli estremismi suprematisti si stavano affievolendo e le relazioni con i tedeschi rafforzando.